La nostra agenzia turistica nasce nel 1999 a Fiume Veneto specializzata nell’organizzazione di viaggi di gruppo “tradizionali” e non, garantendo in Friuli la comodità di partenze “vicino a casa” con pullman di nostra proprietà.

Contatti diretti con fornitori qualificati ed affidabili, non solo in Italia, ma anche all’estero, ci permettono di garantire un ottimo rapporto qualità-prezzo e di offrire servizi migliori con un’attenta assistenza in loco.

Proponiamo itinerari culturali, enogastronomici, trekking e settimane bianche/verdi nella splendida Carnia, ancora poco conosciuta.

Ci occupiamo ormai da molti anni di turismo accessibile, religioso, cicloturismo con proposte create “su misura” e di un prodotto lungo raggio del tutto innovativo: tours in USA “Viaggiare da Protagonisti”, per piccoli gruppi in minivan, nella West ed East Coast ed in Florida, accompagnati direttamente da noi.

La nostra offerta si completa con proposte di incoming: itinerari alla scoperta del Friuli Venezia Giulia per il mercato italiano ed estero.

Offriamo pacchetti vacanze con ottimo rapporto qualità-prezzo, in quanto soci del network Welcome Travel, servizi di biglietteria aerea e navale, assicurazioni e visti turistici per aziende e privati.

Serviamo da diversi anni CRAL, banche ed associazioni quali UTE, Lions, circoli culturali e sportivi.

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Veneto e Friuli, una contaminazione creativa

Veneto e Friuli, una contaminazione creativa

€0 / a persona
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Sette giorni per vivere:

l’arte che dialoga tra Medioevo e Rinascimento,

grandiose architetture sacre e potenti edifici civili,

costruzioni pensate per la guerra e ambienti di pace,

gusti locali e influenze nordiche.

 

 

Programma di viaggio

1

1° giorno

Tra le colline di Vittorio Veneto, Conegliano mostra il suo volto più bello inerpicandosi su per la costa, in alto fino alla torre del Castello che segna il suo confine visivo. Da via XX Settembre si snoda il piccolo ma intenso centro storico. A destra l’ariosa piazza dell’Accademia dominata dall’imponente facciata neoclassica del teatro. Dopo pochi metri l’ombrosa facciata del duomo ci appare di fronte, con i suoi archi gotici e il suo campanile in cui l’orologio si confonde con le architetture civili del borgo. Dentro la madonna in trono tra i santi di Cima da Conegliano si mostra in tutta la sua straordinaria espressività. E’ il Rinascimento che vive in questa opera e che ci mette in contatto con le nostre radici più nobili. Uscendo, le mura del castello ci appaiono in alto, inaccessibili. Poi la strada gira e un arco ci permette di penetrare la fortezza. Lassù tutto è spazio verde e luce. Dal castello si domina la città da un lato e le colline del Prosecco dall’altra.

Borgo tra i cento più belli d’Italia Cison di Valmarino, gorgogliante, è la sosta ideale per il pomeriggio. Dalla piazza una breve passeggiata ci porta a costeggiare il letto del Rujo su scorci suggestivi. Stiamo percorrendo la via dell’acqua. Tra molini, cascate e ponticelli, si sale verso il bosco. Dopo una sosta in piazza per visitare il delizioso museo della radio, una breve passeggiata ci porta all’imponente CastelBrando, primo insediamento stanziale di epoca longobarda. E’ il luogo ideale per un aperitivo e uno spuntino e per godere un’ampia panoramica della vallata circostante.

2

2° giorno

Entriamo a Pordenone a piedi dal ponte di Adamo ed Eva e ci troviamo con alle spalle la facciata della Santissima e davanti a noi la breve salita indicata dalla guglia del duomo, accompagnati dal gorgoglio del Noncello che scorre leggiadro sotto i nostri piedi.

Il campanile slanciato, staccato dal tempio domina la piazza leggermente in salita. Una visita all’interno della chiesa ci permette di apprezzare la ricchezza artistica della città. Le opere de Il Pordenone e del Pilacorte danno all’edificio la valenza di un capolavoro.

La presenza del maggior pittore della città è poi esaltata nel vicino museo cittadino, un piccolo scrigno ricolmo di gioielli inaspettati. L’edificio del comune ci introduce nel cuore di una città affacciata a sud verso la serenissima ma con lo sguardo a nord, oltre le alpi.

Da provare un aperitivo in uno dei tanti bar che si affacciano su questo salotto all’aperto.

Il nostro itinerario artistico prosegue con l’orgogliosa Spilimbergo, friulana di carattere ma con radici germaniche aperta alla Mittel Europa. Una passeggiata in centro ci permette di conoscere suoi ospiti illustri che hanno lasciato in duomo loro testimonianze. Giovanni Antonio Pialcorte e Giovanni Antonio De Sacchis (il Pordenone), accomunati dal nome e dall’amore per questa terra. Solo due passi più in là incontriamo l’ariosa e colorata facciata del castello dal cui balcone si domina la vallata. Una visita alla scuola del mosaico sarà l’occasione per scoprire un’eredità straordinaria del territorio e della nostra bella Italia. Una tipica osteria ci ospiterà poi per il meritato ristoro.

Dalla stretta porta a torre si entra nell’ampia e ariosa piazza del castello e ci appare Valvasone. Serrata all’interno di mura che abbracciano il castello antico del XIII secolo, oggi ha più un aspetto gentilizio, ma la sua posizione rimanda alla fortezza che è stata. Dentro affreschi di pregio del XV-XVI secolo allietano gli ambienti angusti. Ma soprattutto è degno di visita un delizioso minuscolo teatro, testimone di momenti di spensieratezza pur in tempi così duri. Interessanti le botteghe che punteggiano il centro e che ci riportano a tempi in cui si vendeva ciò che nel retro si costruiva. A sinistra a pochi passi dalla piazza del castello, la facciata del duomo. L’occhio è attirato dal portale, un pugno blu in un contesto rosato e dalle formelle in bronzo, che prendono l’anima e la portano in alto. All’interno bisogna che gli occhi si abituino all’ombra perenne. Poi una lampada illumina l’organo cinquecentesco e il suo suono riempie il silenzio e il colore si compone in figure e le figure prendono movimento di luce e di ombre: è l’eredità del Pordenone e del suo prossimo Pomponio Amalteo. Il tesoro si svela! Ancora due passi e sulla sinistra la chiesetta di San Pietro e Paolo ci invita a una breve visita. I suoi affreschi sono degnissimi e lucenti.

L’assaggio di una selezione di eccellenze biologiche del territorio presso l’Azienda Agricola Bertoia concluderà la giornata.

3

3° giorno

L’impertinente Treviso si mostra al visitatore come la sorella minore che fa dispetti per farsi notare, per mostrarsi fuori dal cono d’ombra della sorella maggiore Venezia. E ha grazie in abbondanza da esibire con i canali che l’attraversano e i cento ponticelli; con la piazza dei Signori dominata dal palazzo del Trecento e dalla Torre Campanaria; con la chiesa di Santa Caterina che contiene un notevole ciclo d’affreschi di Tommaso da Modena; con l’ombrosa passeggiata lungo il Sile, polmone verde appena fuori dal centro; con la sua cinta muraria imponente. Ma è la vita che prende il visitatore, la vita effervescente dei pomeriggi in cui tutti sono fuori ed il centro fruscia di vestiti al vento. Il parlottio si modula: è discreto lungo le vie si alza e diventa acuto nei pressi delle mille osterie strapiene dentro e fuori dove dominano il prosecco e i cicchetti. E’ un’esplosione di vitalità che si specchia nelle vetrine traboccanti di luce. Un giorno a Treviso mostra lo splendore della Dolce Italia.

C’è tutta la visione geometrica del Rinascimento nell’opera architettonica di Andrea Palladio. La prospettica Villa Emo è uno dei suoi capolavori. E c’è la potenza del nobile della Serenissima che si fa contadino ma non rinuncia alla sua idea di grandezza. Perla bianca in una campagna lussureggiante, si staglia nella pianura trevigiana. Entrando l’acciottolato risuona ancora del rumore delle carrozze piene di ninnoli che la famiglia portava con sè quando dal palazzo di città si spostava tra i possedimenti agricoli. L’interno è affrescato da Giovanni Battista Zelotti, grande interprete degli spazi palladiani, dove gli affreschi spingono l’occhio sempre oltre, nell’illusione di essere altrove, comunque fuori. E’ un’emozione imperdibile, è una delle ville più belle del Triveneto.

4

4° giorno

Scopriamo Udine una cittadina a misura d’uomo, dal particolare fascino veneziano. Ci colpiscono i palazzi signorili del centro storico e restiamo affascinati da piazza Libertà, definita proprio "la più bella piazza veneziana sulla terraferma". La visita al Seicentesco Palazzo Arcivescovile, che ospita il Museo Diocesano, ci introduce al genio di Giambattista Tiepolo. Naso all’insù, restiamo incantati dagli affreschi del soffitto dello Scalone d’onore, la Galleria degli ospiti e la Sala Rossa.

Palmanova è inconfondibile, città fortezza edificata dalla Repubblica di Venezia a partire dal 1593, unica per il suo perimetro esterno a forma di stella a nove punte, circondata da mura e fossati che le donano un’aria inespugnabile. Esploriamo il suo cuore, l’esagonale Piazza Grande, che ci dà una sensazione di ampio respiro. Ci addentriamo nella Galleria 2R di Contromina, del Rivellino Veneziano, che fu realizzata dal Provveditore Generale Girolamo Corner nel 1675. E’ apprezzabile sia nelle sue caratteristiche geologiche (si trova a 9 metri di profondità e presenta concrezioni calcaree interessanti), sia nelle sue caratteristiche militari (la mina poteva essere imbottita di polvere da sparo e fatta brillare nel caso i nemici fossero giunti nelle sue prossimità).

5

5° giorno

Ed eccoci sul ponte del Meschio. Benvenuti a Serravalle. Le campane del duomo ci invitano per una passeggiata lungo il Meschietto. Dietro di noi Sant’Andrea risponde con il suo suono antico. Camminando in questa via senza tempo immaginiamo i laboratori indaffarati e i giovani garzoni che portavano a raffreddare le lame sul canale. Le spade di Serravalle, così famose e conosciute in Europa dal XIII secolo. E i molini e le fonderie, ricca era questa città, ricca ed orgogliosa. Arrivando in piazza Flaminio questa opulenza si rivela in tutti i suoi edifici. Il museo del Cenedese è poi uno scrigno prezioso. Via Roma ci immette su una salita non agevole per la pavimentazione ancora medievale ma ricca di fascino nei suoi palazzi nobiliari e nel sito del Castrum romano. Da lì si alza lo sguardo verso il monte incombente e ci appare la perla di Sant’Agusta, candida come la vita della santa. Più giù, verso la piana, a Ceneda un tesoro inaspettato, una luminosissima Annunciazione del Previtali, capolavoro all’alba del Rinascimento veneto.

Si arriva dal basso percorrendo le Mire, una strada tutta tornanti quasi sommersa dalle vigne intorno. E’ la terra del Prosecco di Vittorio Veneto, quella meno conosciuta, più discreta, più bella.

Saliamo verso una serie di colline luminose; a sinistra in cima al toppo appare l’imponente Pieve di San Pietro di Feletto. La sua struttura ricorda una fortezza con le sue mura di cinta che la abbracciano al sommo della collina. E’ lì da mille anni a guardia di una cristianità pervadente e di una fede assoluta. E’ lì per battezzare i nuovi nati ma anche per riunire la comunità. Sotto quel portico, appoggiati a quei muretti, i coloni pregavano, ascoltavano, a volte parlavano. Era il luogo di incontro delle valli ed è tuttora il centro di una vasta comunità.

Siamo a Refrontolo; giù nella piana prima che la strada si inerpichi tra le vigne, annidato in fondo alla valletta, il Molinetto della Croda si svela pudico. E macina granoturco con la sua grande ruota che gira spinta dall’acqua. Macina da più di trecento anni, mentre le oche osservano distratte il suo girare frettoloso. Dentro, la pietra massiccia sgrana e fa farina per la polenta migliore, con pazienza e saggezza.

Si sente ancora il fragore dei lanifici tra le vie di Follina, l’industriosa. Il fiume, così breve e così prezioso per la vita della comunità, è stato per secoli il centro su cui si affacciava tutta la cittadina. Ma quando lo sguardo si alzava, l’occhio era catturato dall’imponente sagoma dell’abbazia cistercense. Grande, maestosa, solenne. All’interno risuonano i canti dei monaci che impregnano le mura antiche. In fondo a destra una lama di luce attira la nostra attenzione.

Appena passiamo il portoncino, un silenzio abbagliante ci invade. Siamo nel magnifico chiostro. Una foresta di pietra ordinata e luminosa.

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